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LA NUOVA TERRIBILE ARMA
Polemiche in America sulla bomba a neutroni


L'interminabile polemica sulla rinuncia di Carter al bombardiere supersonico B-l in favore del temibile missile Cruise (o «da crociera», perché a bassa quota si adatta alla configurazione del terreno finché raggiunge il bersaglio), polemica che ha investito prima gli Stati Uniti e ha ora nellTJrss un interlocutore infastidito, è valsa a far passare in secondo piano una questione altrettanto vitale nella corsa agli armamenti, quella della bomba «N». Con questo nomignolo, o con il nome più completo di «bomba ai neutroni», si indica quella che l'Erda, l'ente americano che si occupa della ricerca e dello sviluppo in campo energetico e che «fabbrica» tutti gli ordigni nucleari americani, ha battezzato «W70 Modello 3 Testata per il Lance a radiazione spinta», dove Lance è il noma del piccolo missile vettore. Ora che i sovietici, prima abbagliati dalla questione del B-l e del Cruise, reagiscono allarmati allo sviluppo della bomba «N» (Carter dovrà dare entro il primo ottobre il «via» definitivo al progetto), anche l'America sta infiammandosi sulla nuova arma, che è quanto di più prossimo vi sia al «raggio della morte» di cui parlano i romanzi di fantascienza. «Falchi» e «colombe» discutono animatamente l'utilità di un ordigno che, a differenza delle bombe nucleari convenzionali, uccide senza distruggere. Per capire che cosa sia esattamente quest'ordigno e quali siano le implicazioni del suo uso occorre risalire di vent'anni nella storia della bomba all'idrogeno. Gli scienziati americani si resero conto già negli Anni 50 che al momento della fusione le bombe all'idrogeno emettono grandi quantità di neutroni ultra-veloci, i quali agiscono come un «raggio della morte» uccidendo chiunque sia sul loro percorso. Ma le bombe all'idrogeno producono un'esplosione con effetto incendiario il cui raggio supera quello d'azione dei neutroni. ] Si è trattato, quindi, di sviluppare una specie di «piccola» bomba all'idrogeno: potenza esplosiva circa un kiloton, contro i 50 di una ordinaria atomica tattica che è a ! sua volta tre volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima, ma mille volte meno polente delle «H» più sofisticate (di oltre 50 megaton). Tale ordigno, se fatto esplodere a un'altezza di cento metri dal suolo, provocherebbe una distruzione totale a terra limitata a un cerchio con diametro di 400 metri mentre la radiazione neutronjca letale per gli esseri viventi ma innocua per gli edifici avrebbe un raggio operativo di quasi un chilometro. Appare chiara l'importanza tattica della bomba «N»: fatta esplodere su una zona occupata da forze nemiche (per ora col missile Lance, in seguito anche con un cannone) ucciderebbe tutte le truppe, siano esse rinchiuse in bunker o in carri armati, senza distruggere l'ambiente, cosa importantissima se il conflitto si svolge sul proprio territorio. Proprio questo «vantaggio» Indusse l'ex segretario alla Difesa James Schlesinger, preoccupato da rapporti del Pentagono secondo cui soltanto l'uso delle armi nucleari tradizionali avrebbe potuto contrastare un'avanzata sovietica in Europa, a dare il via agli studi specifici che hanno portato al perfeziona¬ mento della «N». Come arma tattica, sosteneva Schlesinger, questa era l'unica alternativa a una difesa atomica che avrebbe si sconfitto il nemico, ma anche distrutto il territorio. Senza contare che la bomba «N», col suo limitato spargimento di scorie radioattive, permette di entrare nella zona colpita in tempi brevissimi. Per i fautori della nuova arma la decisione di Schlesinger è più che mai valida, in un momento che vede inasprirsi i rapporti fra Washington e Mosca tanto da far parlare di una nuova «guerra fredda». 

Gli strateghi del Pentagono affermano, per esempio, che un'invasione della Germania da parte delle forze del Patto di Varsavia potrebbe essere arrestata con la nuova arma senza che quel Paese ne esca completamente distrutto. Cresce, tuttavia, il numero degli oppositori. Fra questi il senatore Mark Hatfield, che j ha invano tentato di far bloccare i fondi per lo studio e la produzione della nuova bomba dalla Commissione finanziamenti del Senato. Ma anche Herbert Scoville, ex vice direttore per le ricerche della Cia, si è espresso in modo nettamente contrario. «Si dice che questa sia una bomba "umana" in quanto non distrugge interi Paesi — ha recentemente dichiarato — ma a me sembra umana soltanto nei confronti degli edifici della zona colpita. Il bombardamento di neutroni può uccidere migliaia di persone in pochi minuti, ma molti altri, colpiti dalle radiazioni, potrebbero avere un'agonia di mesi». Qualcuno teme che il danno « limitato » della bomba « N » possa indurre a un suo uso più indiscriminato, provocando un'immediata reazione e un conflitto nucleare su larga scala. «Non possiamo commettere l'errore — sostiene il  senatore Hatfield — di ritene- re che i sovietici la considererebbero un'arma di tipo "quasi convenzionale", e non reagirebbero con le loro testate nucleari».
Le stesse critiche sollevate da Mosca, sebbene la «N» sia un'arma tattica e non strategica, quindi esclusa dalle trattative Salt, hanno impensierito le- «colombe» americane, favorevoli a un ritorno della collaudata — anche se non sempre riuscita — politica della distensione. I «pacifisti» sperano che la minaccia della bomba «N» serva a Carter soltanto come elemento di pressione nelle trattative dei prossimi mesi con l'Unione Sovietica. Le ultime indicazioni, tuttavia, sono che Pentagono e Casa Bianca intendono procedere, sebbene Carter non lo abbia ammesso, con la nuova arma: deterrente, non «oggetto di scambio» con i sovietici. Fabio Galvano